La chioma è scompigliata. Probabilmente a causa del vento che sulla sua testa deve aver preso casa molto tempo fa. Al posto degli occhi ha un proiettore: ogni battito delle palpebre è la diapositiva di un’emozione. Mauro Feltrinelli ha un non so che di latino, un’allure gitana. Ricorda il fascino (impunito e tormentato) di Javeir Bardem.
DETTO CIÒ, NELLA VITA NON FA L’ATTORE. Insieme con il fratello Dino guida il Cantiere Nautico Feltrinelli di Gargnano del Garda. Un’istituzione da queste parti, non foss’altro per il curriculum: i primi Feltrinelli a provarsi nella costruzione di barche sono nati nel 1400. Parliamo di seicento anni e rotti, non alle spalle, bensì sulle spalle. Mauro li porta nel mondo come si porterebbe un figlio piccolo. Li afferra nel punto esatto in cui la presa garantisce un perfetto equilibrio, conscio di avere tra le mani un tesoro inestimabile.
VENUTO SU A PANE E «ACQUA DI LAGO» parla del suo destino professionale come qualcosa di ineluttabile: «Non avrei mai potuto deviare il corso dedicandomi ad altro. Ciò non significa che questo mestiere sia per me una forzatura. È piuttosto una scelta riconducibile al naturale senso di appartenenza». Nel suo caso è davvero fortissimo: una staffetta secolare, a tempo indeterminato, durante la quale di mano in mano ci si passa una promessa. Naturalmente, oltre a questo nobile patto di fedeltà, c’è anche un sano gusto per la sfida.
LO SA BENE MAURO CHE DA ITALIANO, IN ITALIA, CULLA DELLA NAUTICA, HA SCELTO DI LEGARE IL SUO COGNOME A UN MARCHIO AUSTRIACO. Il cantiere dal 2006 è importatore esclusivo di Frauscher. «Lo so. È come se avessi portato la cioccolata in Svizzera o la birra in Baviera. Sono pazzo? Non credo. La mia scelta ha una lettura più complessa che non può prescindere da interrogativi. Tutelare l’Italia significa davvero tenere fuori gli stranieri? Vendendo barche che cosa promuovo esattamente? La nautica o il mare?». Le domande, in effetti, sono molto stimolanti e cristallizzano senza aggiungere una virgola la sua filosofia imprenditoriale. «Ho sempre saputo che non sarebbe stata una passeggiata, ma i risultati sono arrivati. Poi vede, non è che tutto debba sempre girare per forza intorno al denaro. Si fa impresa anche per sana follia, per la voglia di sentirsi vivi, di fare, di arrivare…».
SI FA ANCHE PER UN SORRISO. C’è una cosa che a Mauro Feltrinelli piace da morire: vedere sul volto del cliente la gioia mentre prova la barca che probabilmente poi acquisterà. Non si ravvede alcuna strategia ruffiana perché mentre spiega questo concetto si muove di continuo, gesticola per avvalorare il pensiero, si accende: «Non salvo vite, per carità. Ma posso dire che contribuisco a salvare i sogni di qualcuno. Non faccio il mestiere più bello del mondo, ma posso dire che incontro le persone nel momento più bello della loro vita. Chi compra una barca si fa un grande regalo e come tale di solito è una decisione che coincide con uno stato di grazia interiore. È un premio per noi stessi. La vendita in sé è gratificante ovvio, ma ciò che accade prima di chiudere un contratto, è impagabile. In sostanza, la felicità dei nostri clienti è il motore che ci spinge ad andare avanti». Ci e non mi perché Mauro non è solo. Il Cantiere Nautico Feltrinelli deve la sua autorevolezza al team, parolina magica che in quattro lettere racchiude un mondo: la famiglia, numerosa e unita, i dipendenti, i collaboratori. Tutte anime preziose a prescindere dal ruolo che rivestono.
E POI C’È LA CONSAPEVOLEZZA DI AVERE PER LE MANI DEI VERI GIOIELLI. I motoscafi Frauscher, tutti entro i 14 metri di lunghezza, sono belli punto. Interpretano il lusso senza mai ostentarlo. Fuffa e orpelli? Alle ortiche: «Tutto quello che a bordo non c’è è perché non serve. La forza di Frauscher è questa e il cliente se ne rende conto non appena mette piede sulla barca».
POI SI ACCENDONO I MOTORI, E DOPO QUALCHE MIGLIO, A UN CERTO PUNTO, ACCADE ANCORA QUALCOSA. Mauro lo chiama frrrrr. «È il suono che si avverte sulla barca a vela quanto è in assetto perfetto, quando il vento spinge nella migliore direzione possibile verso il traguardo alla massima velocità consentita in quel momento». Bellissimo e quindi? «Mi spiego subito. Io comprendo di aver venduto la barca già in navigazione durante una prova, nell’istante esatto in cui idealmente sento quel suono. Guardo il cliente, la sua faccia, e capisco di essere in assetto perfetto con lui».
CERTO SE PARLIAMO DI FACCE, COME SI DICEVA ALL’INIZIO, È PARECCHIO ELOQUENTE ANCHE QUELLA DI MAURO FELTRINELLI. C’è una parte, forse la sinistra perché è più vicina al cuore, che racconta di un padre. Fausto. Classe 1937, una vita con le mani sporche di grasso a sudare e gioire su barche. A ripararle, studiarle, crearle, montarle, smontarle, capirle, amarle. Fausto il visionario. Geniale, curioso degli uomini e del mondo. Si è congedato dai suoi affetti lo scorso dicembre con garbo ed eleganza. Con la morte ci fanno i conti anche gli immortali. Quelli che in vita sono capaci di scrivere storie bellissime. Quelli che, in corsa, ti passano la promessa di cui sopra. Un testimone che fa frrrrr…