Ufficializzate, nella giornata di apertura del Salone Nautico Internazionale di Genova 2023, le date della terza edizione della Fiera Nautica di Sardegna, in programma a Porto Rotondo dal 1° al 5 maggio 2024. L’evento, organizzato dal Cipnes Gallura, nel suo ruolo di agenzia per lo sviluppo economico della rinata Provincia della Gallura, e sostenuto dall’Assessorato al Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Sardegna, è uno dei nove appuntamenti che riceve il patrocinio di Confindustria Nautica per dare impulso allo sviluppo dell’economia del mare, nel solco dell’opera di valorizzazione della filiera nautica nei diversi contesti locali. Il progetto, che ha messo a sistema le iniziative che si distinguono come realtà di valore per e sul territorio, è coordinato dal Vice Presidente di Confindustria Nautica Piero Formenti, che dal palco del Nautico di Genova ha spiegato: «Siamo molto orgogliosi del percorso fatto finora. Siamo partiti inizialmente da quattro eventi patrocinati ed oggi siamo arrivati già a nove appuntamenti nautici distribuiti su tutto il territorio nazionale. Fare rete significa essere vicini alle realtà locali, trovare un coordinamento e una rappresentazione per tutti gli attori dell’industria italiana».
«Questi eventi», ha aggiunto Andrea Razeto, Vice Presidente dell’Associazione italiana di categoria, «rappresentano un’opportunità per le potenzialità di sviluppo che le regioni hanno nell’economia del mare, risorsa di eccellenza da valorizzare ogni giorno per l’impatto economico e sociale che generano sui territori».
Nel suo intervento dedicato all’appuntamento in Costa Smeralda, il Governatore della Regione Sardegna Christian Solinas (nella foto insieme al Presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, al Vice Presidente di Confindustria Nautica Piero Formenti e all’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Calabria Rosario Varì) ha quindi ricordato le capacità e potenzialità della regione che amministra dal 2019, in relazione ai posti barca – 21.709 su 166.612 a livello nazionale (dati ultima edizione dell’analisi di mercato “La Nautica in Cifre LOG”, riferita al 2022) -, ai 1.400 chilometri di coste dell’isola e al ruolo strategico che il “brand Sardegna” da sempre riveste nel campo della grande nautica internazionale. «Un territorio», ha dichiarato Solinas, «che annualmente vede i tre quarti degli yacht più importanti al mondo transitare nelle sue acque». Un dato, questo, di non poco conto, se si considera che nonostante il perdurare dell’incertezza globale a livello economico e politico, sulla produzione cantieristica italiana, ed in particolare su quella dedicata ai super yacht, ha continuato a soffiare il vento a favore anche nell’anno nautico appena concluso. A testimoniarlo sono gli ordini mondiali, che per il 50% sono appannaggio dei costruttori che operano nel Belpaese. Come evidenziato, infatti, dal professor Marco Fortis, Direttore e Vice Presidente di Fondazione Edison, l’Italia, primo paese esportatore al mondo di imbarcazioni e yacht, ha toccato per l’anno scorrevole terminato a giugno 2023, il massimo storico di 3,74 miliardi di euro. «Da ricordare», ha sottolineato Fortis, «che nel 2022 l’export italiano di unità da diporto ha raggiunto una quota del 18,3% del dato globale e che l’88% della produzione cantieristica nazionale è diretta all’estero».
Alla cifra record delle eportazioni corrisponde una crescita sensibile dei ricavi. «Seguendo la scia del 2021, anno con il migliore incremento di fatturato di sempre», ha fatto notare Stefano Pagani Isnardi, Direttore dell’Ufficio Studi di Confindustria Nautica, «nel corso del 2022, il mercato si è infatti dimostrato solido e reattivo, raggiungendo un fatturato globale di 7,33 miliardi di euro, in crescita del 20%».
È partendo da questi risultati – cui corrispondono una crescita degli addetti effettivi dell’8,8% e del contributo della nautica al Pil nazionale del 20% (pari a oltre 6,1 miliardi di euro nel 2022) rispetto al precedente anno – che si riverbera chiaramente il trend positivo vissuto, in generale, dalla filiera a valle del turismo nautico. Che, in una regione insulare qual è la Sardegna, per sua natura tradizionalmente votata a una ricettività legata al mare e al diporto, rappresenta una carta su cui l’autonomia dello statuto è intenzionata a puntare.
«La Sardegna ha un ruolo centrale nel Mediterraneo: è a metà strada su tutte le rotte che entrano da Suez ed escono da Gibiliterra e può intercettare flussi importantissimi sotto diversi profili», ha ricordato il Governatore Solinas, intervistato al Salone di Genova. «Mi riferisco», ha proseguito, «a tutte le attività che un polo nautico come il nostro può offrire in termini di refitting e, su questo, Olbia è già una realtà consolidata. Stiamo lavorando perché questa perla sia contornata da un anello di porti attrezzati, ma anche affinché si consolidi e si specializzi sempre di più per arrivare a produzioni che sposino le nuove esigenze del settore. È il caso di quelle legate al bisogno di sostenibilità e, quindi, alla necessità di pensare all’universo barca, dalla costruzione alla manutenzione, come a un ciclo di vita foriero di interventi che lascino sul territorio un alto tasso di occupazione e tanto valore. Se pensiamo che nell’ultimo anno il fatturato della nautica nel paese ha realizzato 7,33 miliardi di euro, raggiungendo una cifra assolutamente importante e che continua a crescere nonostante i timori di rimbalzo, abbiamo immediatamente chiara l’esatta portata del comparto sull’economia italiana. Se a questo aggiungiamo il dato relativo agli ordinativi dei maxi yacht, che hanno toccato la soglia psicologica del 50%, non possiamo che coltivare con orgoglio, cura e tanta attenzione questo immenso patrimonio. Uno scenario che per un’isola così centrale nel Mare Nostrum diventa il primo punto in assoluto da cui salpare per sviluppare un modello di crescita che rappresenti un salto di qualità importante per tutto il territorio». Che si appresta, a inizio maggio 2024, a mettere nuovamente in vetrina le competenze e abilità delle sue aziende e professionalità. «La Fiera Nautica di Sardegna si prepara alla nuova edizione con i favori di un interesse crescente verso le attività che qui si sono insediate e sviluppate. Mi riferisco a quelle che operano nel polo di Olbia, ma anche a quelle che stanno crescendo altrove. Sto pensando, inoltre, a un progetto importante che potrebbe essere di grande interesse come modello di riconversione industriale anche sulla catena produttiva dell’alluminio. Nel Sulcis, nella parte sud occidentale della Sardegna, conserviamo, infatti, l’ultima filiera della metallurgia non ferrosa del paese. Attualmente focalizzata sulla produzione di materia prima e, quindi, sulle prime lavorazioni, potrebbe essere invece strategicamente riconvertita allo yachting sia per la realizzazione dei pre lavorati sia per quelle successive che richiedono un livello di specializzazione superiore. Con le professionalità che già abbiamo sul territorio e con la possibilità di creare strumenti ad hoc di finanza regionale, tramite la nostra società finanziaria e il sistema di formazione professionale che consente di agevolare corsi specializzanti per le maestranze provenienti da altri comparti, potremmo chiudere la filiera e andare, così, dalla realizzazione degli scafi sino agli allestimenti. La Fiera Nautica di Sardegna diventa quindi un’opportunità fondamentale non solo per far conoscere al mondo le capacità delle realtà consolidate, ma anche per attrarre in Sardegna nuovi cantieri e operatori che qui possono trovare un ecosistema favorevole ai loro investimenti». Su quali aspetti si concentra la progettualità pro nautica della sua governance? «Sull’attrattività e sull’internazionalizzazione, pilastri di un modello di sviluppo che, partendo da un settore trainante qual è quello della nautica da diporto, può generare valore per l’intera isola. Dovremmo quindi realizzare un altro grande passo in avanti: la Sardegna ha il 12% delle coste italiane, ma un numero di posti barca per chilometro decisamente inferiore alla media nazionale. Per chiudere il cerchio, non possiamo prescindere da investimenti sostanziosi da dedicare alla voce portualità e alla capacità, più in generale, di ricevere in ogni periodo dell’anno tutte quelle imbarcazioni che oggi si limitano a lambire, perlopiù solo per brevi soste nel periodo estivo, il nostro territorio».
Parlando di spazi e infrastrutture, quali sono i “margini di manovra” nei confronti di nuovi investitori su cui può fare leva oggi il territorio regionale?
«Oltre che sulle aree strutturate che da anni operano con profitto e visibilità crescente nell’area nautica di Olbia, interessata da investimenti continui e importanti, aggiungo il territorio di Tortolì e Arbatax, che conserva anche una memoria di grandi nomi, uno su tutti Azimut, che hanno avuto una sede in zona, quello del Sulcis, con Portovesme e Portoscuso, in cui è aperta la possibilità di una riconversione industriale con grandi spazi a disposizione, e, non ultimo, Cagliari, una grande sfida che sta trasformando una parte importante del porto canale per poter accogliere nuova cantieristica nautica. Ricordo che il capoluogo di regione ospita un’area industriale infrastrutturata di ben 900 ettari, un unicum in Italia con banchine adeguate e una prospettiva di sviluppo che parte dall’aver accompagnato l’esistenza della zona economica speciale (ZES, ndr) che comprende aree portuali e angiportuali, consentendo crediti d’imposta elevati per tutti gli investimenti infrastrutturali sul territorio. Una realtà che, assieme alle misure messe in campo dalla società finanziaria regionale, immaginiamo possa rappresentare un motivo di vera attrattività per tutto il settore».
Nell’ottica del potenziamento del comparto produttivo nautico, lo statuto autonomo della Sardegna costituisce un valore aggiunto?
«La Regione Autonoma ha certamente una serie di plus rispetto alle regioni a statuto ordinario, che la mia amministrazione conta di implementare, soprattutto in relazione ai rapporti con l’Unione Europea e, in particolare, alla compensazione degli svantaggi strutturali derivanti dalla condizione di insularità. Non puntiamo ad ottenere denari, ma la possibilità di adottare strumenti, ad esempio legati alla fiscalità di vantaggio, che rendano ancora più attrattivo il posizionamento dell’isola. Buoni risultati sono stati ottenuti dall’abbattimento dell’Irap per la quota parte regionale, che abbiamo iniziato a sperimentare qualche anno fa. Oggi potrebbero essere studiate misure simili che vadano a offrire un beneficio fiscale concreto a chi decide di investire qui con nuove attività legate alla filiera nautica». La rotta è stata tracciata. Non resta che seguire da vicino l’evolversi dei venti e delle correnti che, in Sardegna si sa, non mancano mai di calamitare i favori e gli interessi della gente di mare, vecchia o nuova che sia.