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"Nel ricordo di Alessandro Risolo"

Claudio Scajola, la mia Imperia a vele spiegate

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«Sono un perfezionista. Ho già preso nota di alcune questioni che vanno verificate. È necessario, per esempio, che la cucina abbia ancora più quantità e qualità nel servizio e che in generale tutti sappiano meglio che cosa devono fare». A spaccare il capello in quattro è Claudio Scajola, sindaco di Imperia, a conclusione di Vele d’Epoca, sailing week che dal 1986 anima lo specchio d’acqua del Ponente ligure con avvincenti sfide tra le Regine del Mare, legni iconici che hanno fatto (e continuano a fare) la storia dello yachting internazionale. La kermesse velica è stata l’occasione per scambiare due chiacchiere con lui che, sia da ministro dello Sviluppo Economico durante il IV governo Berlusconi, sia in veste di primo cittadino, ha sempre dimostrato grande attenzione e cura per la nautica, settore strategico per i conti del Paese, nonché bandiera del made in Italy nel mondo.

Sindaco, come ricorderà l’edizione 2023 di Vele d’Epoca?
Come l
a migliore degli ultimi quindici anni. Sa perché? Perché abbiamo ultimato le opere a terra della banchina su cui le barche attraccano. Lo scorso giugno, inoltre, abbiamo riaperto al pubblico il Museo Navale e inaugurato il Planetario, il terzo in Italia per dimensioni, certamente il primo dal punto di vista tecnologico, ampliando così l’offerta turistica.
A pochi minuti dalla conclusione dell’evento, è possibile tracciare un bilancio in termini di indotto per la città?
Le do subito qualche dato. Quest’anno abbiamo ospitato 62 imbarcazioni. Sommando gli equipaggi, parliamo di oltre 500 persone presenti. Ciascuna, se ben accolta, e credo che ciò sia avvenuto, diventa necessariamente ambasciatrice di Imperia e delle sue bellezze nel mondo.
Una cassa di risonanza inestimabile certo. Esattamente, però, cosa intende quando dice “ben accolta”?
I regatanti hanno avuto a disposizione una lounge dedicata. Un luogo dove potersi rilassare e trovare ristoro ininterrottamente dalla mattina alla sera.
Oltre a questo utile servizio per gli equipaggi, da che cosa dipende l’indiscutibile successo di Vele d’Epoca?
La nostra sailing week ha una leva fortissima: l’ambientazione. Si inserisce perfettamente nel centro della città con tutti i benefici che ciò comporta.
Al netto di manifestazioni mondano-sportive, non è forse questo il vero atout del turismo nautico?
Certo. Bisogna abbandonare una volta per tutte l’idea di porto come mero parcheggio per le imbarcazioni. A Imperia chi scende dalla barca va in albergo, al ristorante, al bar, a messa, in edicola… Al Planetario.
A quest’offerta aggiungiamo l’ottenimento della Bandiera Blu.
Per il quarto anno consecutivo. Lo sottolineo perché una volta presa, bisogna anche saperla mantenere questa bandiera.
Ricapitolando: un’edizione di Vele d’Epoca memorabile e una città virtuosa. Pronta. Che funziona e mette a frutto le sue potenzialità. Una città a misura di “gente di mare”. Definizione in cui rientra a pieno titolo, non solo per questioni istituzionali, anche il sindaco. Si narra di una sua epica traversata in barca a vela.
Imperia-Stromboli (sorride, ndr). Parliamo del 1984. Ho condiviso questa straordinaria esperienza, che ricordo come uno dei viaggi più belli della mia vita, con due cari amici. Avevamo acquistato un motorsailer da un signore di Torino. Il poveretto, che era un meccanico della Fiat, se l’era costruito da solo, impiegando oltretutto del grand tempo, ma a seguito di un infarto, non l’ha mai messo in acqua. Lo abbiamo fatto noi. Avendo però un innato gusto per le sfide, non avrebbe avuto molto senso andare a Saint Tropez. Così, in venti giorni, armati solo di bussola e carte nautiche, siamo andati e tornati da Stromboli a bordo di Pasiensa… si chiamava così. Barca che, dettaglio non da poco, montava il motore di un camion (ride, ndr). Allora ero padre di due figli piccoli e quando ho comunicato in casa che avrei affrontato una traversata così impegnativa, ricordo un certo disappunto di mia moglie. E, soprattutto, dei miei suoceri. Consideri poi che in realtà non avevo particolari nozioni, se non una manciata di lezioni di vela prese da ragazzo. Be’, fu memorabile. Ho ancora vivo davanti a me lo spettacolo del vulcano, di cui avevo letto la meraviglia in qualche romanzo. Nel cielo si vedevano i segnali dell’eruzione di Stromboli, che avveniva ogni 3 minuti e 56 secondi e dava l’indicazione della rotta da seguire.
Un’esperienza più recente?
Tre anni fa a Ibiza. Ero in vacanza con mia moglie e alcuni amici. Abbiamo noleggiato una barca a motore con skipper per fare il giro dell’isola. Devo fare una precisazione però. Anche se oggi non possiedo una barca, mi è rimasto un vizio: quando sono ospite a bordo  sono attentissimo e chiedo sempre di poter andare a verificare la sala macchine. È fondamentale. Ma torniamo a Ibizia. Il comandante era anche un bel ragazzo, per carità, ma appena ho visto come si è mosso, al primo scoglietto preso, gli ho detto: “Senta, mi porti le carte che qui guido io”.

protagonisti nautica_interviste_nautiche
Il sindaco di Imperia, Claudio Scajola, con la moglie Maria Teresa Verda.

Le ha lasciato il comando?
Certamente! Non bisogna andare in mare tanto per andarci. È un errore. Enorme. Il mare sembra un amico, ma non lo è affatto. La soglia di attenzione deve essere sempre altissima.
Quindi? Qual è il segreto della vera gente di mare? Che cosa la distingue da improvvisati o da chi, banalmente, tiene i piedi soltanto sulla terra ferma?
La capacità di riconoscere il senso del limite. Quando il mare è in tempesta puoi fare soltanto una cosa: diminuire la vela, quel tanto che basta per seguire il vento, aprire il tambuccio, scendere, sdraiarti, bere un po’ di rum se ce l’hai e aspettare. Prima o poi la tempesta passa. Se pensi di contrastarla, affondi.

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